mercoledì 30 novembre 2016

"... il momento più grave nella storia della Chiesa italiana da cento anni a questa parte. Quel che mi colpisce negativamente è che sembra che la maggior parte del mondo cattolico sia insensibile e accetti invece di schierarsi nello spazio che viene concesso da questo pensiero unico dominante, da questo governo unico dominante che ci restringe negli spazi dell’assistenzialismo cattolico." Mons. Luigi Negri

sabato 19 novembre 2016

La democrazia (dal greco anticoδῆμος, démos, "popolo" e κράτος, krátos, "potere") etimologicamente significa "governo del popolo", ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall'insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione. (Wikipedia)

Risultati immagini per votanti usa 2016

I Democratici accettano per definizione il "volere del popolo", anche quando le loro opinioni non sono premiate e i loro uomini non eletti...




Gli insuccessi alla prova del consenso popolare vengono accolti serenamente e le preoccupazioni per l'insuccesso della propria linea politica non intaccano la convinzione nei valori che la ispirano e bla e bla e BLA BLA BLA



Ma non importa!...

"LOVE TRUMPS HATE!"










domenica 6 novembre 2016

Terremoti e castighi divini




“Il  Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell’amore che porta già in sé il castigo. Dirà il profeta Geremia al popolo ribelle: «La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio» (Ger 2,19)”                             
                          Benedetto XVI, udienza del 18 maggio 2011